Dal Biciplan alla Bicipolitana
Due nuove parole sono entrate nel lessico italiano, Biciplan e Bicipolitana.
Ma cosa indicano in realtà?
Possiamo dire che entrambe sono frutto di un attento studio di pianificazione urbanistica che, partendo dal PUMS (Piano Urbano della Mobilità Sostenibile), sviluppano i temi della mobilità ciclistica.
Il Biciplan, previsto dalla Legge 2/2018, di cui sono state emanate le linee guida, è più "progettuale" e individua dove realizzare opere, infrastrutture (piste ciclabili) e la regolamentazione di utilizzo delle strade (limiti di velocità, zone 30, strade a priorità ciclistica) mentre la Bicipolitana è la fase più concreta dello sviluppo del progetto, praticamente una "metropolitana di superficie", dove le rotaie sono i percorsi ciclabili e le carrozze sono le biciclette
Nella bicipolitana lo schema utilizzato è quello delle metropolitane di tutto il mondo. Vi sono delle linee (gialla, rossa, verde, arancione...) che collegano diverse zone della città, con la conseguente riduzione del traffico motorizzato permettendo così uno spostamento rapido, con zero spesa, zero inquinamento, zero stress.
Diverse città italiane, tra cui Rho, Bologna, Firenze con le loro bicipolitane, come anche Milano, che ha da poco presentato il proprio biciplan CAMBIO in cui contempla, nei prossimi anni, di realizzare 750 chilometri di piste ciclabili che collegheranno il centro della città di Milano con i comuni dell'hinterland, si sono indirizzate verso una mobilità alternativa che prevede una forte riduzione del traffico automobilistico.
Questi progetti non possono e non devono essere appannaggio delle sole grandi città ma possono essere le realtà anche in città di 50 - 100.000 abitanti. Realizzare una rete di piste ciclabili che collega i quartieri e le zone periferiche tra di loro e con il centro è possibile e Pesaro ne è un esempio.
Naturalmente, per sviluppare la mobilità ciclistica non servono solo piste ciclabili, se è pur vero che le piste ciclabili in sede protetta sono indispensabili nelle vie di scorrimento, nel centro cittadino si può ricorrere a delle "isole", come sperimentato con successo a Barcellona, dove la velocità dei mezzi a motore è limitata a 30 o 20Km/h e permette agli utenti vulnerabili di fruire delle strade in tutta sicurezza.