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Mobilità Sostenibile: l'auto elettrica è la soluzione?

In Italia, se per magia, ci si svegliasse con tutto il parco auto convertito in elettrico certamente migliorerebbe la qualità dell'aria nelle città ma non i tempi di percorrenza, le auto nel traffico cittadino continuerebbero a muoversi alla stessa velocità, cioè più lentamente di una carrozza a cavalli del 1800.

Si dirà che le auto elettriche non inquinano non producendo gas di scarico ma è veramente così?
No, non proprio, se si tenesse conto della trasformazione della produzione energetica dal "fossile" alle rinnovabili ci si accorge che occorreranno decenni (il 2050 è indicato come l'anno in cui si raggiungerebbe la "neutralità carbonica"). Nell'attesa si continuerà a produrre energia elettrica con i metodi tradizionali (gas, carbone ecc.) e anche se c'è chi pensa che il nucleare sia un'alternativa bisogna tenere conto dei tempi e dei costi che non sono affatto economici perché se è pur vero che la Francia è il principale produttore di elettricità con il nucleare, è anche vero che per quel Paese il "combustibile" nucleare, per una serie di circostanze dovute al suo passato coloniale, ha un basso costo.

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E per gli altri Paesi?
Di certo non avrebbero le stesse opportunità della Francia ad approvvigionarsi di materiale nucleare e dovrebbero tener conto anche dei tempi e dei costi della costruzione delle centrali. La centrale di Olkiluoto in Finlandia è stata terminata con un ritardo di 12 anni rispetto ai tempi pianificati e con costi triplicati e la centrale Flamanville 3, in Francia, avrebbe dovuto avere un costo di 3 miliardi di euro, lievitati a 19 per la Corte dei Conti francese e inoltre, la costruzione iniziata nel 2007, ad oggi non si è ancora conclusa.

Riguardo alle fonti alternative è indiscutibile che queste sostituiranno le fonti fossili ma in che tempi?
Per le rinnovabili è indiscutibile che rimpiazzando progressivamente i combustibili fossili contribuiscano alla transizione energetica e alla decarbonizzazione delle nostre economie. Nei media viene spesso messo l’accento sugli investimenti pubblici allocati alle energie rinnovabili, ma in realtà, come indicato da Elettricità Futura, in Italia si potrebbero realizzare in tre anni 60 GW di rinnovabili con un ciclo di investimenti di 80 miliardi di euro non legati al PNRR. Ciò ridurrebbe la domanda di gas di 15 miliardi di metri cubi all’anno, più della metà dell’import di gas russo prima delle ultime sanzioni.

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Quel che manca non sono quindi gli investimenti ma un quadro legislativo, sia europeo che nazionale, chiaro e stabile e sotto questo aspetto l’Unione Europea ha cambiato idea troppo spesso. Nel 2018, dopo lunghe negoziazioni, era stato approvato un obiettivo per il 2030 equivalente al 32% di rinnovabili nel nostro mix energetico. Nel 2020, con l’EU Green Deal l’obiettivo è stato portato al 40% e in seguito nel 2022 con l’iniziativa REPowerEU al 45%. A questo punto, sembra lecito porsi alcune domande: la credibilità di obiettivi che cambiano ogni due anni e, in particolare, l’ultimo ambizioso obiettivo del 45% è supportato da solide analisi di impatto economico?

Tornando alla mobilità è chiaro che la conversione del parco auto da termico ad elettrico non è la soluzione, occorre cambiare le abitudini, indirizzandole verso modelli più sostenibili dal punto di vista energetico ed ecologico; è fondamentale che siano forniti dei servizi di trasporto adeguati ed economici che rendano "attraente" la mobilità alternativa, una scelta che comporti benefici nella vita di tutti i giorni, che non sia percepita come un'imposizione ma come una possibilità, solo così si potrà realmente accelerare verso una mobilità più efficiente e rispettosa dell'ambiente.

 

 

 

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