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Da Lecce a Otranto

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Distanza: kilometer
Nome:
Elevazione (min): meter
Elevazione (max): meter
Elevazione (guadagno): meter

Partendo da Lecce, la prima meta del percorso è Acaya, un borgo costruito nel XVI sec. in un angolo del Salento, al crocevia di importanti strade che seguivano le rotte verso Oriente. Su indicazione di Carlo V, re di Napoli, furono Alfonso dell’Acaya e il figlio Gian Giacomo a iniziare l’opera di edificazione e a portarla a termine. L’architetto Gian Giacomo dell’Acaya era considerato uno dei massimi esperti di fortificazioni difensive bastionate. Acaya s’ispirò a princìpi di razionalità e armonia, senza tralasciare l’esigenza di difendersi dagli attacchi dei turchi, dai saccheggi degli eserciti e dalle incursioni dei predoni. Una cittadella fortificata, dunque, che ispira la sua “forma urbis” ai segni della Fortezza e dell’Ordine, in un equilibrio felice tra antico e moderno e tra città e campagna. La pianta del borgo ha la forma di un quadrato, con i lati lunghi 250 metri.

Una piccola città che ha sugli angoli quattro bastioni a “punta di lancia”. Agli estremi della diagonale nord-sud si situano il Castello e il Convento dei Francescani. Al centro della città, sull’incrocio delle due diagonali, è la piazza con la Chiesa Matrice. L’itinerario prosegue lungo strade di campagna delimitate da muri a secco, un territorio dove predomina la coltura dell’olivo e disseminato di pajare, strutture in pietra a secco, dei piccoli ripari che i contadini per trovare rifugio da un improvviso temporale o per godere di un fresco riposo pomeridiano, durante gli assolati pomeriggi primaverili ed estivi. Alcune di queste hanno anche dimensioni importanti e limitatamente ai periodi in cui il lavoro nei campi si protraeva per giorni erano abitate dai braccianti e dalle loro famiglie in modo permanente.
Tra le bellezze di questo percorso non si può tralasciare una breve sosta sulla sponda dei Laghi Alimini una tra le più belle aree naturali del territorio salentino. I due laghi sono collegati da un canale, denominato Lu Strittu. Il bacino di Alimini Grande è circondato quasi completamente da una fascia rocciosa, riccamente ricoperta da folte pinete e macchia mediterranea, Alimini Piccolo è generato da numerose sorgenti di acqua dolce, ed è chiamato anche Fontanelle. Si estende in lunghezza per circa 2 km e la profondità non supera il metro e mezzo.
La vegetazione intorno ai due bacini, l'acqua è ricchissima e si possono ammirare varie specie di piante, fra cui la rarissima orchidea di palude, la castagna d’acqua (una specie in via di estinzione in Italia, formata da grossi frutti della stessa sembianza della castagna) e l'erba vescica, una pianta carnivora vive nelle acque stagnanti, le cui foglie sono dotate di minuscoli pettini che, appena toccati dai piccoli organismi acquatici, aprono delle vesciche che aspirano al proprio interno le prede. I laghi sono inoltre un importante habitat per numerosi animali fra i quali folaghe e moriglioni. Superati gli Alimini, in pochi chilometri si giunge a Otranto è la città più ad est d’Italia, un ponte fra Oriente ed Occidente, un territorio pieno di incantevoli spiagge, un luogo ricco di storia, arte,cultura.
Appena arrivati ad Otranto, salta subito all’occhio che si tratta di una città fortificata difesa da possenti mura difensive a cui si accede per la Porta Alfonsina. Oltrepassata la porta e proseguendo su Corso Garibaldi e svoltando a destra dopo un centinaio di metri per via Basilica, si arriva alla Cattedrale di Santa Maria Annunziata, un’ opera dall’immenso valore artistico e storico, risalente al XI sec. . Nella chiesa, nella navata di destra, sono conservati i resti degli 800 otrantini che durante l’invasione dei turchi nel 1480 tentarono la resistenza e dopo la capitolazione della città, non volendo rinnegare la propria fede, furono massacrati. Il massacro dei martiri d’Otranto è una delle pagine più dolorose e tristi della città e ammirare all’interno della Cattedrale la Cappella dei Martiri è un’esperienza assolutamente particolare. Altro tesoro custodito nella chiesa è il mosaico pavimentale, vero e proprio capolavoro che raffigura l’Albero della Vita, e ritenuto da molti esperti un’enciclopedia del cristianesimo. In esso sono, infatti, raffigura molti episodi dell’Antico Testamento e, in generale, il cammino che l’uomo deve svolgere per purificarsi dal peccato originale e raggiungere la salvezza eterna; contiene anche molti riferimenti pagani e numerose tracce del simbolico ruolo storico che Otranto ha svolto di ponte fra Occidente ed Oriente.
Uscendo dalla basilica si imbocca via Cenobio Basiliano che porta dritto al possente Castello Aragonese, antica fortezza militare progettata da Ciro Ciri e fatto costruire tra il 1485 e il 1498 da Fernando I D’Aragona, sulla base di costruzioni militari già presenti per opera degli svevi. Il castello presenta una pianta pentagonale, cinta da un fossato di protezione, ha tre torri cilindriche angolari e un grande stemma appartenente a Carlo V sopra l’ingresso principale. Attualmente è utilizzato come splendido teatro per mostre e ed avvenimenti culturali.
Passeggiando per le stradine si ha l’impressione di essere riportati indietro nel tempo, tra gli antichi edifici, le scalinate, i cortili scoprendo scenari nascosti: una chiesa, una vista sul mare, una bottega. Andare a spasso per Otranto riserva mille sorprese.


 Risorse: album fotografico

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