Da Lecce a Porto Selvaggio e Gallipoli
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- Pubblicato: Venerdì, 15 Maggio 2020 14:04
Lasciandoci Lecce alle spalle, partiamo alla volta di Copertino. La città e nota soprattutto per il suo imponente castello. L’edificio presenta oggi una pianta quadrangolare dai cui vertici sporgono quattro poderosi bastioni a punta di lancia. Nell’interno, sulla piazza d’armi si affacciano i resti di precedenti fortificazioni (a piano terra sul lato sud si snoda la galleria normanna e, sul braccio nord del castello, la galleria angioina e ancora a sud si erge il mastio angioino) commiste a superfetazioni di epoche diverse. Nella costruzione di questa fortezza furono elaborate strategie innovative per la difesa, come dimostra il fatto che sia dal pianterreno che dal piano superiore era possibile raggiungere le piazzuole dei bastioni, a piano terra mediante gallerie interne e dal piano superiore mediante camminamenti esterni lungo il perimetro dell’edificio.
Ma Copertino è nota soprattutto per il suo santo, il Santo dei Voli, le cronache riferiscono che il 4 ottobre 1630, verso le otto del mattino, nella chiesa del monastero delle Clarisse in Copertino (Lecce) accadde un prodigio destinato a rimanere unico nella storia. Un frate, Giuseppe da Copertino, in seguito elevato dalla Chiesa all'onore degli altari, colto da estasi mistica, si sollevava da terra e passando sopra le teste dei fedeli andava a posarsi sul bordo del pulpito, ad un'altezza di circa tre metri dal pavimento. In altre parole aveva volato.
Dopo avere superato Copertino, l’itinerario prosegue su strade secondarie con alcuni tratti di sterrato fino al parco naturale regionale di Porto Selvaggio caratterizzato da un suggestivo susseguirsi di boschi, calette, arenili, dune e scogliere a strapiombo sul mare e dominato, quasi a proteggerlo, da due antiche torri la Torre Uluzzo, oggi semidiroccata, e Torre dell’Alto.
La pineta di Porto selvaggio, nacque tra il 1952 e il 1954 ad opera della Cassa del Mezzogiorno su un’area privata (di proprietà dei baroni Fumarola), con un’estensione di 101 ettari. Le operazioni di rimboschimento furono possibili solo dopo la realizzazione di un esteso sistema di terrazzamenti. Il rimboschimento ha modificato completamente il paesaggio di questo tratto di costa, in origine assolata distesa pietrosa erosa dagli agenti atmosferici.
La riuscita dell’impianto è confermata dalla presenza di esemplari giovani e dalla colonizzazione spontanea di nuove aree. Non mancano però i problemi, quali l’eccessiva densità di piantumazione in alcune aree, la mancanza di manutenzione e di appropriate cure boschive. Porto Selvaggio oltre ad essere un’area di rilevante valore naturalistico e paesaggistico, rappresenta una zona di straordinario interesse archeologico. La baia di Uluzzo, all’interno del parco, custodisce infatti uno dei depositi preistorici più conosciuti a livello europeo (giacimenti della Grotta del Cavallo, della Grotta di Carlo Cosma e della Grotta di Uluzzo).
A dominare il parco due torri a nord Torre Uluzzo, oggi semidiroccata, a sud Torre dell’Alto, ancor oggi in buono stato di conservazione. Finita di costruire già nel 1569 la costruzione presenta un basamento troncopiramidale a pianta quadrata, leggermente scarpato, separato dal corpo superiore da una cornice marcapiano. Il piano superiore, dotato di porta d'accesso, termina con una cornice a beccatelli ed è provvisto di merli e di dieci piombatoie distribuite su tutti e quattro i lati. Una grande scalinata in tufo a tre arcate permette l'accesso. L'interno, costituito da due ambienti sovrapposti, è provvisto di cisterna per l'approvvigionamento dell'acqua; il piano terra era adibito al deposito delle scorte, il primo piano, diviso in quattro ambienti, era utilizzato come abitazione dei cavallari (così erano chiamate le guardie che presidiavano la torre e in che in caso di eventuali arrivi di pirati lo segnalavano ai paesi dell'entroterra utilizzando il cavallo).
Dopo la meritata sosta proseguiremo per Gallipoli, “la bella città”, si affaccia sullo Ionio e presenta un originale sviluppo urbanistico: il borgo antico del paese occupa l’area di una penisoletta, collegata alla terraferma da un lembo di terra.
La penisola, luogo di concentrazione dell’antico insediamento della città, mostra ancora oggi le testimonianze di passate fortificazioni, soprattutto torri e mura. A partire da Piazza Castello, procedendo da sud verso nord e seguendo il profilo del territorio, incontriamo prima la Torre di S. Lucia, poi il Baluardo delle Anime (dal nome della chiesa delle anime del Purgatorio), ancora la Torre del Fosso, il Baluardo di S. Domenico; sul lato sud-ovest della penisola si scorge il Fortino della Madonna degli Angeli, il Baluardo di S. Francesco d’Assisi e la Torre di Sant’Agata o delle Saponere, quest’ultima intitolata alla protettrice della città. Esiste ancora oggi Via Saponere in ricordo delle antiche fabbriche di sapone.
Oggi il castello si colloca all’ingresso della penisola in corrispondenza del raccordo con la terraferma; un tempo invece la struttura fortificata doveva avere completa autonomia dal territorio circostante. Lambito dal mare su tutti i suoi lati, il castello aveva l’ingresso orientato verso la città antica, ossia verso l’isola, alla quale si congiungeva mediante un ponte levatoio. I lavori di realizzazione del mercato coperto. I lavori di realizzazione del mercato coperto hanno occultato la facciata originaria dell’ingresso al castello. L’antica disposizione della struttura dunque fa ipotizzare una volontà di difesa soprattutto nei confronti dell’entroterra e poi dalle incursioni provenienti dal mare. Il nucleo più antico risale ad epoca bizantina, ma il castello subì continui rimaneggiamenti fino al XVI secolo.
L’edificio si sviluppa su una pianta a base quadrata con quattro torri in corrispondenza degli angoli. In epoca angioina uno dei torrioni assunse un profilo poligonale, coronato da merli. Le altre torri, a base scarpata, sono avvolte da un cordone marcapiano, a circa metà della loro altezza, e alla sommità sono ornate da archetti. Nel corso del XVI secolo fu costruito il “Rivellino”, un quinto torrione circolare, staccato dalla cinta muraria, più basso e caratterizzato da una base più larga, che avanzando a cuneo verso il nemico doveva svolgere il ruolo di punta di difesa più avanzata della città.
Risorse: album fotografico